Il programmatore di Giggino è Piero Disogra, ... Su Ndonio.it è possibile trovare anche una lista di espressioni Fortunatamente gli eredi di Rocco conservarono il manoscritto contenente la parte inedita e nel 1941 cedettero tutte le carte all’Accademia della Crusca, dove sono tuttora conservate. Volite o non volite a sto fracasso Piglià partito? FÉSSO/A (a. m.) Aggettivazione del sf., più che un derivato dal v. lat. PURÙSO/-ÓSA (a. m.) agg. l' index era il sommario, il riassunto di un'intera opera e così pure il segno, la spia, l'indizio; il digitus index era detto così perché usato per additare; l' indiculum il breve esempio e l' indiculus il solo polpastrello del dito indice su cui venga a posarsi quello del pollice, così da significare il poco o quasi niente. 33. Di solito consiste in un leggero brodo di gallina, carne lessa o pesce in bianco. a cura di Amedeo Messina, Questa rubrica è aperta al contributo degli utenti e intende costruire un lessico collettivo. 7. LA STORIA – Emmanuele Rocco nel 1892 morì mentre stava redigendo la sua opera. Siamo cioè nello stesso campo ludico, è ben vero, ma davanti ad esiti diversi, perché besguizzo è solo un placido bisticcio di parole e vescazzìa e vescazzuso, al contrario, sono la risoluzione napoletana di termini equivalenti agli italiani “bisca” e “biscazziere”, a loro volta di origine ignorata. Egli avrebbe riscontrato una maggiore consistenza nel latino massa, da cui deriva anche ‘maceria’, che con il significato esplicito di ‘massa’, ‘ammasso’, ‘cumulo’, non trova rispondenza semantica nel greco maza, bensì con la base accadica ma’assu in cui troviamo il senso della ‘grande quantità di oggetti’. Certo, la politica dovrebbe essere scienza dell’aurienza ed è ridotta a un’aritmetica dell’audience, ma ciò rinvia all’uso che si va estinguendo dell’ausulià, stavolta inteso come il praticare in giro e su sé stessi l’auscultazione intima, profonda, della coscienza razionale. Pe spremmere lo mucco da sso naso Saje che nce vo? L’opera è stata curata da uno studioso fiorentino, Antonio Vinciguerra, che ha dedicato sette anni di lavoro per ultimarla. Da ultimo una forma popolare ha visto la caduta della fricativa labiodentale /v/, un fenomeno abbastanza regolare nel napoletano e da cui è facile ricostruire la parola originale. Il De Falco è del parere che l’origine risalga al greco maza con il significato di cumulo di cose di nessun pregio, sennonché questa parola ha il senso di ‘focaccia’, provenendo dal verbo massein, ovvero ‘intridere’, ‘impastare’, e dunque sarebbe più vicina alla nostra pizza che non al termine in questione. Quando infatti Volpe torna, senza quei biscotti con cui ha soddisfatto la sua fame, il salumaio gli dimostra essere falsa la motivazione addotta di una ruberia e gli dice con simpatico besguizzo: «Tu li vescuotte mieie porta co ttico, // e la casacca toia resta co mmico». 2. Bastano due ore di programmazione per creare un traduttore che si limitava a togliere le vocali dalla fine delle parole. In napoletano è da notare il passaggio della /b/ in /v/, come in "bacio = vaso" e del /ss/ in /sc/, come in "basso = vascio". In verità pezzotto è termine d’antica data nel lessico napoletano e, anche se ora disusato, vi designa la parte superiore della camicia, la mancia data sottomano e l’ascialone, ovvero quella parte del morsetto con la quale i falegnami tengono ben saldi due pezzi di legname. Parola in cui risuona la radice dic con il senso di �mostrare'. Non sappiamo quante ne fossero e ce n’è rimasto il nome certo di sole dieci: Aristei (abitanti nella zona dell’attuale piazza degli Orefici); Artemisii (residenti dove adesso è s. Maria Maggiore o della Pietrasanta); Cumei (abitanti dove adesso abbiamo s. Chiara, il Gesù Nuovo e via Domenico Capitelli); Ermei (situati forse intorno all’attuale chiesa di s. Giovanni a mare); Eubei (abitanti nel tratto che oggi va dalla chiesa dei santi Filippo e Giacomo a via s. Biagio dei librai); Eumelidi (abitanti dove adesso è il Duomo); Eunostidi (fratria composta dagli amanti della castità e la cui dimora, con il nome di Vergini, ancor oggi ne conserva la memoria); Kretondi (residenti nella zona che dall’attuale chiesa dei santi Filippo e Giacomo va verso il mare); Pancleidi (abitanti nella zona che sta tra s. Pietro in vinculis e s. Giuseppe); Theotadi (di cui null’altro conosciamo se non la sua derivazione da un nome gentilizio). Da qui, con sfumatura fonetica e semantica, la diversità tra il puosto e il posto. Se n’è voluto rintracciare l’etimo in un peraltro inattestato longobardo biskizzan, con il senso proprio dell’inganno e quindi dell’alterco orale, ma restiamo nelle nebbie delle origini ignorate. RICUTTARO (r. Fras. Sostantivi in napoletano (1 C, 1564 P) Verbi … Tanto fuje sso fracasso e sso remmore. D’altronde a Napoli è ben nota e assai diffusa tutta la differenza che intercorre tra il lavoro e la fatica. Di una città che insieme sia la soglia e il porto di un ecumene mediterraneo, recuperando quella caratteristica di Napoli che Walter Benjamin seppe individuare definendola “città porosa”. In napoletano, invece, sopprattuto nella forma riflessiva, il verbo si arricchisce quasi sempre d’un significato che implica il gioire, il dare e il ricevere piacere, il provar gusto nel mangiare o in altra attività che rallegri i sensi. Il significato ideologico è recente e sembra provenire dall’influsso dei termini calabresi ‘marrame’ o ‘marramma’ che designano lo strame, l’immondizia. Con la stessa sorte di minchione, bischero, pirla o cazzo, la nap. conservi intatta la vocale ‘o’ nella prima sillaba delle antiche voci mediterranee. Il fatto che i disoccupati in corteo per la città richiedano a voce o da striscioni un posto di lavoro lo attribuivate forse ad una buona conoscenza del toscano? Oggi prevale l’uso di mmescafrancesca, con riferimento ironico ai temibili mélanges gastronomici francesi, un tempo accompagnata dalla mmescapesca, sorta di fragaglia malcondita, e dalla mmescamesesca, miscuglio di minuzzoli di carne rinsecchita al sole. Bisogna poi mettervi accanto un termine come cuoppo, che non si capirebbe se non per includervi sia la forma conica all’esterno sia il vuoto interno tutto da riempire. E ancora, presso molti paesi calabresi è tradizione impastare, friggere e consumare le prime zeppole di Natale precisamente l’8 dicembre. Fras. Infissi e oggettistica artigianale made in Italy Per il lat. È nel convesso, infatti, che si colloca la parte più importante del cervello, quella custodita dall’occipite che ha il suo nome perché sta ob- capitem, ovvero dietro la testa. int. standard: scopata, trombata, far l’amore. Questa periodica colletta era chiamata ’a recòveta, la raccolta, e se da qui a ricotta il passo fu assai breve, da ricotta a ricuttaro è stato ancor più breve. b.) Fas. Ancora nell’Ottocento si contavano a Napoli ottantadue fóndachi ricolmi di artigiani o di mercanti, dove si riversavano abitanti luridi e cenciosi come appunto i funnachiére e le compagne funnachère. Riguardo alla sua origine bisogna ricordare che il napoletano ha il termine desueto di ‘fettiglia’, con il significato di fastidio, molestia, seccatura, derivato dal latino figo, fictum. Altrimenti, quando l’ingiuriato non si faceva giustizia da sé, poteva ricorrere a una Regia Prammatica che comminava pene severissime contro il singolarissimo delitto, anche se non era facile ottenere favorevole sentenza. fuligo, -inis, e però il significato suo di ragnatela è riportato già dall’Andreoli. La diversità semantica col termine di Napoli è fornita dall’escludere mazzamma il senso dell’insieme di rifiuti o spazzatura, proprio delle due parole calabresi. Non a caso questa consuetudine oltraggiosa intercettò la tradizione che voleva san Martino, eletto vescovo di Tours nel 371 e celebrato l’11 novembre, eponimo del colle e della certosa che sovrasta la città partenopea, ma noto soprattutto come protettore dei coniugi traditi. MMÉSCA (a. m.) Equivalente dell’italiana “mescolanza”, con in più la fantasia che a Napoli ne fa minestra di vari ortaggi, insalata di verdure, farina di diversi grani, mischia d’ogni genere di cose o di persone. E accanto a questo le richieste d’una spiegazione; la testimonianza d’una frase, d’un modo di dire, d’un racconto; la ricerca di un significato o d’un luogo sconosciuto; il contributo per risolvere un problema o per far crescere le nostre conoscenze. 3. Oppure jocare a la loca che ‘in gergo vale Mastrupare, perché in quel giuoco si suole dimenare i dadi prima di trarli’. Da qui essa viene a Napoli col senso di minima quantità di qualsiasi cosa concreta o astratta. A. M. (Amedeo Messina); C.P. 3. CUNZULÀ (a. m.) In italiano il consolare esprime unicamente azione di sollievo da uno stato di dolore o delusione. E 5. Discover more posts about sguardo, frasi, piangere, luce, cuore, big eyes, and occhi. SCIUAZZA (r. Esiste una parola molto simpatica che si usa per i complimenti d'amore (di solito indirizzati ad una ragazza). Mazzamma, invece, si dimostra termine vicino al siculo ‘maramma’ con il senso della confusione. Ne traiamo buon motivo dal significato di elemento costitutivo d’un insieme che si vuole organizzare. Tutto iniziò con il latino èdere, equivalente all’italiano “metter fuori”, tant’è che designava pure il partorire. da fòttere. : è gghiuta ’a f. mman’ê ccriature, si dice quando viene affidato un che di serio e di valore agli incapaci o incompetenti. Dopo due secoli è terminato il ‘Vocabolario del dialetto napolitano’ scritto da Emmanuele Rocco alla fine dell’800. Con la zeppolata, di fatto, si apre il periodo festivo con la distribuzione e il consumo … vi corrisponde “coito” e in it. disinteressarsi, infischiarsi, fregarsene, sbattersene, non curarsi. 1. Fregato, imbrogliato, buggerato. Molte parole non sono originate nel romanesco, ma sono qui state importate da altri dialetti italiani. futùere, con l’esclusivo senso della penetrazione sessuale, verbo a sua volta riconducibile a un probabile *futare con il senso di “percuotere, colpire” che dev’essere servito come base di refutare e confutare quali suoi composti coi significati, rispettivamente, di “respingere, rifiutare” e “confutare, contestare”. Francesco D’Ascoli ricorda a tal proposito i termini rejuela e rejal, con cui il castigliano odierno nomina rispettivamente una piccola inferriata e una qualsiasi catasta o pila di mattoni. Corrarranno tutte a rompecuollo co le pettole auzate pe mâaparare. Molte parole napoletane sono intraducibili in lingua italiana. Gli italiani attenti solo al nuovo che avanza e innamorati delle famose i del programma equestre non hanno esitato un attimo e a pié fermo continuano a chiamarlo web come se niente fosse. PIPPA (a. m.) Nella nostra lingua il termine nomina l’oggetto per fumar tabacco e ch’è composto dal fornello dove lo si calca e gli si dà fuoco, dal cannello da cui si aspira e dal bocchino trattenuto in mezzo ai denti. Sennonché è sfuggito al competente lessicografo che nell’antica Roma non vi erano pipe né tabacchi e dunque quel raddoppiamento testimonia forse di una provenienza dal francese pipe dove, precedendo una vocale evanescente, la /p/ è più sonora che non nel toscano “pipa”. Se ne riscontra l’etimo nell’arabo funduq = alloggio per mercanti, che si vuole a propria volta originato dal greco pandochêion = il tutto raccogliente, su cui ha certamente agito la base accadica dakû = raccolta. Tior. Nella seguente lista di parole, ogni lemma è associato ad una classe: A – parole a rischio di estinzione; B – parole comunemente usate. FÉSSA (a. m.) sf. Son pochi i dizionari etimologici che ne danno conto e ciò forse perché appare di ovvia soluzione. La stessa compravendita è una libera e creativa imitazione del mercato, con veri falsi commercianti e veri falsi d’autore. Quest’ultimo deriva dal lat. Il termine nap. 3. Meteorologie napoletane: Strizzicheia: pioggerellina fitta che sembra innocua ma che, alla fine, altroche’ se bagna. Dabbenaggine, sciocchezza o errore, proprio del comportamento di chi è fesso. In tutto equivalenti agli aggettivi con i quali in italiano si designa la proprietà di corpi e materiali di aver spazi vuoti fra le molecole da cui sono composti. Termini omologhi con cui si designa uno strumento per lavori edili che si configura in una sorta di maneggevole piccozza o martello con uno dei cunei battenti affilato per consentire il taglio o lo spacco di mattoni e pietre dure. rif. – Foja. RAMMAGGIO (r. Come condizione di punibilità degli accusati, a parte i nobili, gli ecclesiastici e gli uomini del foro, che godevano di molti privilegi, bisognava prima dimostrare di godere buona reputazione con la garanzia di più testimonianze. pref. Vill. Il contenitore di liquidi, del vino in particolare, ha dato per similarità di forma il nome alla parte posteriore della testa. MAZZAMMA (a. m.) Il termine si adopera col senso letterale di pescame di ridotte dimensioni, di scarsissimo valore gastronomico e di poco prezzo, poi significando per traslato una congerie di diverse cose o di persone e, in forma enfatica e sprezzante, accumulo di scarti della società o di produzione. fatìsci, come accredita più d’uno, tra cui l’Altamura. In esso vengono raccolte poesie o prose, commediole o canzonette, insomma tutto ciò che non sarebbe facile racchiudere in un'opera compiuta. Sennonché la cosa, messa in tali termini, fa intendere un rapporto per il quale dalla coppa, il bicchiere a forma emisferica con stelo, si passò alla nuca ma ciò non è provabile, perché il latino cuppa per il recipiente è voce tarda e, al contrario, cupa, con il significato della ‘nuca’ è precedente. b.) Ger. Targûm è poi in ebraico l’ermeneutica della parola sacra e il targumista è contemporaneamente interprete, esegeta, testimone e portatore delle tradizioni e dei misteri religiosi. Se trasettero la pettola Tutte duje lo stesso juorno. Il simbolismo della fossa, termine che in questo verbo ha la sua base, ci dischiude una metafora indicante le origini rurali dell’immaginario collettivo ed è presente in moltissime culture nel rapporto tra strumenti di campagna e attività con cui la terra viene aperta, solcata, perforata ed irrigata perché possa dare i suoi migliori frutti. Ntra le primme filere galoppanno Parea che semmenassero fracasse. Da qui il traslato, divenuto prevalente, della ripugnanza, del disgusto e del disprezzo. Dalla locuzione avverbiale latina in primis. Piattino: ‘Natiche delle donne’; fare no piattino a uno: ‘vale Tessergli unâaccusa che lo metta in disgrazia’. O che na coda mâesca commâa pettola. Nel primo sign. 1. RIGGIOLA (a. m.) Nel 1450 Alfonso il Magnanimo, primo re della dinastia aragonese di Napoli, ebbe nostalgia delle maioliche che impreziosivano palazzi e cupole nella sua terra. Questo capolavoro lessicografico non era tuttavia finora disponibile nella sua completezza: il volume si interrompeva infatti alla voce feletto. ‘O RATTUSO (dedicato a Fabiana Fa Varriale) Come tutte le parole nap... oletane apparentemente intraducibili, che riassumono nel loro semplice lemma una complessa combinazione di elementi e atteggiamenti, rattuso descrive con tre sillabe un uomo lascivo, libidinoso, vizioso e molestatore, che approfitta dei luoghi affollati per palpare le donne oppure che si eccita spiando di nascosto le coppiette. e pron. Spugnosità che le deriva dall’essere costruita come su alveoli disposti variamente, quali sono nel suo sottosuolo cave e grotte da cui il tufo delle case è stato estratto. SCANZÌA (a. m.) Così si dice a Napoli il palchetto o lo scaffale d’una libreria o anche un intero armadio a più ripiani. Va da sé che debba essere seguito almeno da nziconna, ovvero “al secondo posto”. MPARULIÀRSE (a. m.) v. in. En. vulva con lo stesso senso delle valvae che della porta designano i battenti costituiti dalle quattro pliche combacianti sulla linea mediana del genitale esterno femminile. Parole pronunciate con diversi suoni e scritte con grafie altresì diverse, ma che rinviano a un sol verbo che non ha mai trovato spazio in un dizionario, nonostante il suo largo uso, soprattutto tra i giovani degli anni ’60 del secolo scorso. Spregevole, maledetto. Perr. Che la pettola ognuno sâha allordata. : calco scherzoso del s. ‘battistero’ con il v. ‘fottere’ sovrapposto. Parole in spagnolo d'amore frasi d'amore in spagnolo: esempi, spiegazioni, audio . Certo, “ ’o saputo ” corrisponde più o meno a “saccente”, al presuntuoso che ostenta, dice il “Devoto-Oli”, una cultura che non c’è. Poi il riferimento d’obbligo è la cuppa dei Latini e ciò dovrebbe render chiaro il tutto. Antonio Vinciguerra – Il Vocabolario del dialetto napolitano di Emmanuele Rocco – Studio ed edizione critica della parte inedita F-Z – Tesi di dottorato, © 2019 Vesuvio Live. Ma se accettabile è il richiamo all'ascia, per la sua funzione nei confronti delle pietre, lascia poi perplessi quella che dovrebbe svolgervi la zappa. Signure mieje, trasiteve le pettole. Etim. Nostalgie di emigranti, fremiti destati da canzoni, ricordi d’un bel viaggio, emozioni suscitate da un racconto o da una commedia. Va da sé ch’era spesso necessario limitarsi a ‘fettià’ tutti gli oggetti concupiti e impossibili da avere, fosse anche soltanto una camicia, una cravatta, un paio di scarpe o anche un babà invitante. Agn. Tagliafaccia: ‘Oltraggio, Insulto’. SCIAMARRA/SCIAMARRO ( r. b. ) STRÒPPOLA (a. m.) Vanno con questo nome a Napoli fandonie, frottole, facezie, baggianate, poesiole senza senso, favole banali, filastrocche e tiritere. Peggiorativo del termine sciardella. "S'è mbriacata 'a vùsciola", o "s'è mbriacata 'a ùsciola": locuzioni napoletane traducibili alla lettera con "si è ubriacata la bùssola, è impazzita". Già sentea lo fracasso de la guerra. il giorno dell’Immacolata Concezione. Fuorf. Del resto la parola viene dal latino consolari, termine composto da cum e solus, e dunque con il significato originario di “restituire l’integrità”, “rendere intero”. Etim. Frasi in napoletano, scopriamo insieme quelle più famose e che hanno reso celebre il dialetto napoletano. (Si parla di camice). FESSIÀ (a. m.) vt. Ha il valore del far fessa una persona con le varie alternative di significato. 80. Renato De Falco è del parere, invece, che il termine venga a noi per mutazione dal rubéola latino con il senso di “rossiccia”, ma la cosa non può convincere, perché la riggiola è all’origine prodotta con caratteristici, policromi disegni e solo in seguito la si è fabbricata in rosso con minor valore e costo. Tre termini del tutto sufficienti, a mio modesto avviso, a far notare che il rapporto coppa/nuca si risolve nella sintesi indivisibile tra il concavo e il convesso e non soltanto nella immagine fornita dalla forma cava della coppa. Si ricordi che consolamentum era detto il sacramento della religione catara con cui i fedeli, rinunciando al mondo per consacrarsi al solo Dio, ricevevano il battesimo dello Spirito per mano dei vescovi con il bacio della pace scambiato tra i fratelli. E infatti, non soltanto la sua lingua ben conserva il senso originario della coppa come nuca, da molto tempo prima di quel senso ottocentesco del contenitore, ma vi aggiunse quello della còppola, il berretto tondo in uso già nel Quattrocento. Più probabile è l'origine dal francese antico chamail che indicava una sorta di martello. Il partenopeo si è liberato d’ogni indugio e ha per sempre abbandonato tanto l’uso di audì, come suonava l’antico “udire”, quanto quello di ascutà per “ascoltare”. FUTTÙTO/A (a. m.) s. e agg. Come da ciò si sia passati al nuovo significato non sapremmo dire, né probabilmente ha una notevole importanza. Vedere e udire sono azioni abuliche che spesso son subite e, al contrario, guardare ed ascoltare implicano attenzioni attive. Si ritiene un termine volgare, ma perché non si conosce il suo significato originale di “porta” che ha in comune col corrispondente italiano ‘vulva’. XIV. : è nu futtuto bastardo. Il termine partenopeo si caratterizza solo per il dittongo ié, nel quale si risolve quasi sempre la vocale e quando è posta innanzi ad almeno due consonanti, ma il suo campo semantico è del tutto identico a quello proprio nella lingua italiana. Vi è così un rapporto permanente tra ciò che viene edificato in superfice e fondamenta sotterranee, tra la Napoli solare e l’invisibile città catacombale. Esso identifica un’azione ben precisa: quella di sogguardare insistentemente una persona o un suo particolare, in modo però concupiscente, fino a poter determinare un che di fastidioso in chi si è reso oggetto dello sguardo. Dalla base arcaica corrispondente all’accadico re’û, rejûm, con il significato di re, e però originariamente di pastore, si apre innanzi a noi uno scenario di popoli in continuo movimento e che perciò cercavano una guida che sapesse scegliere la giusta direzione. REZZA (a. m.) Se quella di internet è la rete internazionale in cui si è presi da notizie, scambi, novità, opinioni, modi nuovi di apprendere e produrre la cultura, il napoletano può chiamarla senza dubbio con il proprio sostantivo rezza. Nacquero così da noi riggiole e riggiolari. Ciò prova un più vicino apporto dal latino originario dove il verbo aveva come suo significato proprio l’ascoltare, e solo in seguito anche quello del provare varie sensazioni o sentimenti. 2. Nella traduzione in italiano di Antonio Borrelli il termine vien reso con “slealtà”, laddove non si tratta d’altro che di un gioco di parole. Ciò che nella lingua di Roma fu l’avviso, l’ordinanza pubblicamente notificata, allestimento di giochi o produzione di testi manoscritti su papiri, poi divenne attività mercantile della diffusione di opere stampate. Convincente appare, invece, la sua appartenenza al fenomeno psicolinguistico che induce a screditare le persone o i comportamenti con appellativi indotti dai nomi degli organi sessuali. Comportarsi in modo sciocco o controproducente, rivelando sicurezza, boria, superiorità o disinteresse. Cort. Etim. 15. gástra = vaso di terracotta, da cui per analogia di forma gaster = il ventre, e quelli che propendono per l'origine da clásma, il piccolo frammento cui è stato ridotto un precedente oggetto intero, noi optiamo certamente per questi ultimi, in virtù del fatto che mai a Napoli lo stomaco si è udito dire come crasta o affini, né si capisce dove mai il D'Ascoli e altri abbiano inteso cràsta per il vaso delle piante. Con buona opportunità egli fa notare che riggiola è termine esclusivamente napoletano e non ha nulla da spartire con la “reggiola” dei toscani, di cui peraltro non vi è traccia in molti dizionari. Le si preferisce adesso il semplice caffè bollente.